Lampedusa, i missili di Gheddafi e l’esplosione del turismo

Era il 15 aprile 1986 quando, pochi minuti prima delle 17:00, i lampedusani udirono due forti boati. Dopo quel caos Lampedusa cominciò a cambiare definitivamente volto.

Era il 15 aprile 1986 quando, pochi minuti prima delle 17:00, i lampedusani udirono due forti boati.
Il primo dispaccio di agenzia li attribuì a “cannonate sparate da una motovedetta libica”, poi si pensò ad un attacco aereo e infine ad un attacco missilistico: due SS-1 Scud finiti uno a 2 km a nord-ovest e l’altro a 2 km a sud-ovest dalla base Nato di Capo Ponente, gestita da personale statunitense fino al 1994.

Il contesto politico e la mobilitazione mediatica contribuirono ad identificare nell’allora Colonnello libico Gheddafi il mandante. Erano i tempi del raid aereo “El Dorado Canyon”, lanciato contro diversi obiettivi in Libia il 14 aprile 1986 – chi c’era ricorda bene stormi di aerei sorvolare l’isola quella sera – e voluto dal presidente USA Reagan in risposta all’attentato alla discoteca La Belle di Berlino del 5 aprile 1986, nel quale morirono 3 soldati americani (altri 250 ne uscirono feriti).
C’è però anche chi non la pensò sin da subito così, come il generale Basilio Cottone, allora capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, che in un’intervista a L’Espresso spiega perché secondo lui “la notizia dei missili contro l’Italia era falsa”.

Fatto sta che la notizia rimbalzò un po’ ovunque e con essa il nome di Lampedusa, fino a quel momento pressocché sconosciuta ai più. Un’isoletta spersa nel Mediterraneo, bagnata da un mare incredibile ed El Dorado per pochi avventueri.

Sono passati trent’anni (dalla redazione dell’articolo, ndr) e l’isola ha modificato radicalmente le sue dinamiche, incentrando la propria economia sul turismo a discapito della pesca.
Questo ha sicuramente cambiato il modo di vivere una vacanza a Lampedusa, oggi meno selvaggia. Ma le prodezze della natura che la contraddistinguono sono rimaste uniche, come la missione che ogni buon lampedusano dovrebbe avere: ovvero migliorare nel preservarle e valorizzarle.

La prima pagina de la Repubblica di mercoledì 16 aprile 1986
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